Ricordi il gioco del “Far Finta”? Senza saperlo, hai passato la tua infanzia a giocare al role playing.
Il Role Play è una tecnica simulativa. Il termine inglese significa letteralmente “gioco di ruolo”. In Italia spesso viene abbreviato con GDR, gioco di ruolo, per l’appunto.
Questo gioco permette ai partecipanti di essere qualcun altro per un po’ ed è stato inventato da uno psicologo. La tecnica era quella dello psico dramma, il paziente recitava un avvenimento del suo passato, un momento che lo aveva segnato nel profondo. Poi i ruoli si scambiavano. Il paziente aveva, quindi, una parte diversa nella storia e vedeva la sua vita da un altro punto di vista. Questa tecnica è usata ancora oggi in psicoterapia.
Questo “gioco” è stato preso in prestito dal teatro, dove ovviamente gli attori devono ricoprire diverse identità.
Il role play è stato poi portato nelle attività di team building a supporto all’attività lavorativa.
Il Role Play, in questo contesto, è un’esercitazione con scopo formativo. Ad esempio, ci si scambiano i ruoli all’interno del proprio ambito lavorativo. Spesso si sceglie una situazione significativa che porta ad un confronto finale alla fine della simulazione.
Cosa stimola il Role Play?
Tutto questo avviene in un ambiente riservato, una situazione protetta da cui poter imparare tanto.
Chi partecipa al Role Play?
Il trainer: introduce la situazione della scena, non ha pregiudizi o simpatie personali.
I partecipanti: in ambito aziendale sono coinvolti sia i dipendenti che i responsabili.
Il massimo vantaggio lo si trarrebbe partecipando tutti. Dai vertici agli stagisti.